mercoledì 4 luglio 2007

L’audace colpo dei soliti noti. Un po’ di storia recente: Santa Lucia tra palazzinari, casta dei partiti e manipolatori del consenso

di Stefano G. Azzarà

Nelle ultime settimane sono apparsi sulla stampa locale diversi articoli molto polemici nei confronti del Comitato Arcobaleno e in particolare della nostra opposizione al centro commerciale di S. Lucia. Articoli per lo più filtrati con solerzia dall’Indro Montanelli del Montefeltro, quell’ammirevole esempio di giornalismo british che è al tempo stesso corrispondente locale del “Carlino” e membro del direttivo della Margherita.
Bisogna allora specificare alcune cose. Non è una novità che il Comitato si occupi di S. Lucia. Già da diversi anni siamo impegnati in questa operazione, una battaglia difficile ma resa ancor più complicata dall’opera di sistematica disinformacja con la quale l’Amministrazione come suo costume ha rabbonito i cittadini, spacciando per un parcheggio ciò che un parcheggio non è. Il Comitato aveva anche incontrato il sindaco Corbucci e altri esponenti della giunta all’inizio del 2006 e aveva subito dopo spietato in un comunicato tutte le ragioni della sua perplessità. La nostra posizione non è cambiata: diciamo di sì ai parcheggi – gratuiti, lontani dalle mura e collegati al centro con un sistema di bus navetta; diciamo di no, invece, ad una zona commerciale che ucciderà i negozi del centro storico e che dovrà attirare ancora più traffico per tenere sempre pieni i miseri 350 posti, tutti a pagamento (1,50 euro/h), di S. Lucia.
I sostenitori di questa speculazione edilizia rammentano che Rifondazione, PdCI, SDI e l’assessore Santini avevano a suo tempo sottoscritto il programma del centrosinistra, che comprendeva già S. Lucia. Bisogna allora ribadire che - come ben sanno il sindaco, la giunta e tutti i segretari di maggioranza – le forze che costituiscono l’Arcobaleno avevano appoggiato l’idea di un parcheggio, riservandosi però di decidere in via definitiva solo dopo aver visto il progetto conclusivo e aver valutato la sostenibilità del piano finanziario. Rifondazione in particolare, di cui all’epoca ero segretario, aveva sempre detto durante le trattative di essere contraria ad un centro commerciale a S. Lucia e aveva firmato il programma solo per consentire l’alleanza elettorale. Lo aveva fatto, soprattutto, solo dietro insistenti preghiere da parte dei DS e sulla base di un esplicito patto: non avremmo posto ostacoli alla progettazione ma la nostra decisione ultima sarebbe avvenuta soltanto carte alla mano. E così è stato: S. Lucia è oggi ben diversa da quel parcheggio che era inizialmente, perché il suo costo è lievitato sino a circa 21 milioni di euro (e lieviterà ancora) ed è divenuta quel centro commerciale che avevamo sempre contestato. Non si può rimproverare adesso a questi partiti, dunque, di aver fatto ciò che sin dall’inizio avevano annunciato. Se DS e Margherita sono tanto convinti della bontà di questo progetto, l’approvino con le proprie forze e con la contrarietà della sinistra: del resto, come per la fusione Megas-Aspes, in consiglio comunale i numeri ci sono. Forse questi numeri non ci sono, invece, in vista delle prossime elezioni comunali, ma questa è un’altra storia, ancora tutta da scrivere.
Ma cos’è il Comitato Arcobaleno? I cittadini di Urbino sanno che, in un quadro politico nazionale terremotato e costantemente sull’orlo del baratro, è da tempo in atto un tentativo di unire le forze, sia politiche che associative, della sinistra “alternativa”. Certo, in questo processo – che è l’estremo approdo della crisi del sistema politico italiano successiva al crollo del muro di Berlino – ci sono luci e ombre e il suo esito non è ancora chiaro. Ma è un processo necessario e urgente per garantire al paese la presenza di una sinistra vera e soprattutto autonoma. Una sinistra capace di offrire una sponda politica ai ceti sociali più deboli, colpiti da anni di politiche neoliberiste condivise dal centrodestra come dal centrosinistra, fatte di precarizzazione del lavoro, di smantellamento dei diritti essenziali, di acquiescenza ai poteri forti (la Nato, la Confindustria, il Vaticano). Questi ceti non possono trovare nessuna risposta nei DS e nella Margherita, troppo impegnati a scalare banche e a corteggiare Montezemolo o gli evasori fiscali del Nordest e hanno dunque bisogno di una sinistra seria, che sappia difenderli e, se il caso, fare opposizione politica e sociale.
Ad Urbino questo processo è andato molto avanti negli ultimi anni e si è esteso fortunatamente sino allo SDI. Speriamo anzi che proceda con rapidità, superando resistenze e paure di forze che, come Rifondazione, sino a ieri avevano avuto un ruolo propulsivo mentre adesso sembrano meno convinte. Questo percorso non dovrà metter capo ad un nuovo partito ma ad un soggetto politico federativo, nel quale ciascuna forza sarà libera di mantenere la propria identità garantendo al tempo stesso il massimo dell’unità. Uniti, potremmo conseguire quel peso politico necessario per incidere sulle politiche cittadine e riaprire la dialettica democratica. Da questo processo, è chiaro, rimane inevitabilmente escluso chi, come Carrabs, a sinistra c’è capitato solo per caso e solo perché si era liberato un ascensore che lo avrebbe portato, da eterno trombato, direttamente all’assessorato regionale. A Carrabs diciamo di rivolgersi altrove, verso quelle sponde democristiane o addirittura destrorse dalle quali proviene.
C’entra in tutto ciò – per rispondere ai preoccupati Ruggeri e Andreani – il Partito Democratico? C’entra. Con il discorso di Veltroni (un discorso doroteo, capace di piacere a tutti ma ferocemente chiaro su alcuni punti come la politica economica, le pensioni o l’immigrazione), il PD ha gettato la maschera e si presenta come un partito moderato e di centro. Gli ex compagni DS devono a questo punto rassegnarsi: sebbene i loro leader cerchino di rassicurarli, sono definitivamente usciti dalla sinistra per gettarsi nelle braccia della Conferenza episcopale italiana. Non c’è da rallegrarsene, ma è stupefacente la devastazione culturale degli ex-PCI: nati dal genio politico di Gramsci, la loro capacità di analisi è oggi così immiserita da pensare che basti un leader carismatico di plastica – un Berlusconi di centrosinistra, o un Mago Zurlì, come aveva detto lo stesso Fassino – per risollevare le sorti di un partito nato malissimo, che perde il 10 % alla sua prima uscita elettorale, è diviso in correnti capeggiate da ras e notabili e, come dice Panebianco sul Corriere, si muove come un’oligarchia feudale.
Se questo è il futuro della politica italiana, diciamo di no. Ma ad Urbino, dire di no a questa politica fatta di arroganza e spirito di casta, che poggia sull’occupazione del potere e sul controllo spartitorio dei centri decisionali, significa dire di no a S. Lucia. Probabilmente non riusciremo a impedire questo errore, che peserà sulle tasche dei cittadini per i prossimi 30 anni, ma avremo almeno distinto le nostre responsabilità, gettando il primo seme per qualcosa che potrà nascere dalle macerie e dal deserto, se e quando la casta finalmente crollerà. Quanto al problema dei parcheggi, ci sono soluzioni alternative, a partire dal rafforzamento del parcheggio della Stazione. Soluzioni semplici, infinitamente più economiche e immediatamente realizzabili ma che sono state sinora ignorate di proposito. Di fronte ad esse, S. Lucia si rivela per quel che è: ancora una volta, l’audace colpo dei soliti noti...